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L'INFERNO DI CRISTALLO
(THE TOWERING INFERNO)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 10 aprile 1975
 
di John Guillermin, con Steve McQueen, Paul Newman, William Holden, Faye Dunaway, Fred Astaire, Jennifer Jones (Stati Uniti, 1974)
 

E' l'ultima trovata di Hollywood, dopo i film di karatè. Il cinema "catastrofico", terremoti, inondazioni, jumbo-jets che precipitano o, come qui, grattacieli che bruciano. Tutta la sapienza tecnica al servizio del benemerito corpo dei pompieri. E una parte della critica ad incensare la perfezione del mestiere degli americani.


Che è una grande, come sempre. Così come l'infantile schematismo dei caratteri, la faciloneria della morale. Ed il voyeurismo ambiguo che è alla base di questi film. Se volete sapere come è fatto, è fatto bene, tecnicamente. Sembra proprio di esserci nelle fiamme del grattacielo, e per più di tre ore. Naturalmente voi siete seduti più o meno comodamente sulla vostra poltrona, e quelli arrostiscono su di uno schermo più o meno panoramico. E di questo, sotto sotto, ne siete sempre ben coscienti, fino alla birra finale che vi fate al bar. Quindi, tutti quegli sforzi lodevoli per farlo bruciare bene, il grattacielo, non servano poi più che a tanto. Poi c'è naturalmente la morale, ben riassunta dal pistolotto finale, per chi non l'avesse capita prima dall'esame delle psicologie finemente tratteggiate: architetto Paul Newman puro dagli occhi azzurri e idealista. Pompiere Steve McQueen puro dagli occhi azzurri e pieno di abnegazione. William Holden cinico impresario edile che risparmia sui materiali, ma durante il dramma si ravvede. Suo cognato, cinico elettricista che ha mal isolato i fili, scoppia l'incendio, non si ravvede, e muore da quel vigliacco che è.


Il pistolotto, dicevo: questi grattacieli sono dei monumenti alla vanità umana, sempre più in alto per fare sempre più soldi, per far carriera politica, eccetera.L'America fa l'autocritica come può. Cio che dà fastidio in questo genere catastrofico (in tutti i sensi), non è tanto l'approssimazione psicologica o ideologica, che è simile a quella che il novantanove per cento della cosiddetta settima arte ci propina, quanto il lato voyeuristico, morbosamente curioso della faccenda. Fare spettacolo con gente bruciacchiata che in preda al terrore si precipita dalle finestre del novantesimo piano, assistere con sospiri vagamente eccitati alle bruciature di terzo grado, ricorda maledettamente gli amatori di incidenti automobilistici, annegamenti e disgrazie varie. Quelli che, posteggiata la macchina ai bordi della strada, vanno a trascorrere un paio di ore sui luoghi dell'incidente, con la moglie, i figli e, se non piove, il necessario per lo spuntino.


   Il film in Internet (Google)

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